La bellezza รจ nellโocchio di chi guarda
- maracelani
- 28 dic 2013
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 11 mar
โLa bellezza รจ nellโocchio di chi guardaโ รจ una frase che mi รจ sempre piaciuta, tanto da dipingermela su una mano, senza nessuna pretesa di essere originale. Compare in un sacco di autori a partire dalla Grecia antica, passando per Shakespeare e Goethe, fino ai giorni nostri. Un adagio buono per tutte le stagioni, in fondo.
โBeauty lies in the eye of the beholderโ
La prima volta che lโho letta e che mi รจ rimasta impressa avevo non piรน di tredici anni e lโho letta in un fumetto. Potrei sbagliare, ma mi par di ricordare che si trattasse de: โIl bambino a una dimensioneโ, pubblicato nel 1972 negli Oscar Mondadori, una raccolta di strisce di Charlie Brown.
Parodiando Marcuse che con โLโuomo a una dimensioneโ dettรฒ lโagenda delle rivolte sessantottesche, forse quello fu il primo libro di fumetti di Ch.M.Schultz ad arrivare in casa mia, in mano a mio padre, che nelle pause delle sue letture storiche si divertiva come un matto a leggere fumetti dโautore. La frase me la ricordo vagamente in bocca al saggio Linus, ma poteva anche essere Snoopy. La ricordo perรฒ pronunciata come cortese risposta ad un complimento. Fu questa particolare accezione che mi colpรฌ. Tuttora la intendo in quel senso: se vedi del bello in me, o in quello che faccio รจ perchรฉ cโรจ della bellezza dentro di te. Se faccio qualcosa di bello non รจ tutto merito mio, anche tu che ammiri stai facendo la tua parte.
Ma allora la bellezza dove si trova?
Molto meno mi piace lโinterpretazione piรน diffusa, come ad esempio, la citazione daย David Hume:
โBeauty in things exists merely in the mind which contemplates them.โ
E cioรจ: โLa bellezza delle cose esiste soltanto nella mente che le contempla.โ Praticamente un manifesto del relativismo estetico, della serie: โNon รจ bello ciรฒ che รจ bello, ma รจ bello ciรฒ che piaceโ, per restare sul casereccio e senza scomodare mamme e scarrafoni.

Eppure in quella bellezza che sonnecchia dentro lโocchio dellโosservatore e che non si sveglia finchรฉ non entra in risonanza con una creazione al di fuori di lui, trovo il senso piรน bello della frase.
Potrei aggiustare il tiro di Hume dicendo:
โLa bellezza delle cose esiste anche nella mente (nellโocchio) di chi le contempla.โ
Lโosservatore deve avere la sua idea di bellezza.
Posso creare opere mirabili ma se in chi le osserva non esiste almeno la categoria della bellezza, se non cโรจ almeno un barlume di armonia, le opere restano inerti, morte, inutili. Lโarte รจ lรฌ per essere contemplata da chi possiede giร unโidea, magari confusa, magari incolta, ma unโidea di bello dentro di sรฉ. Non credo nรฉ allโartista eroe incompreso e incomprensibile, nรฉ allโosservatore che decide di attribuire valore artistico a ciรฒ che gli pare a seconda della convenienza o dellโemozione del momento.
Credo invece che lโopera dโarte stabilisca una relazione, un dialogo tra chi crea e chi osserva. E credo e che le due parti debbano avere un terreno, un linguaggio in comune. Ogni artista cerca di svegliare nellโosservatore la sua idea di bellezza. Lo provoca, a volte, lo schernisce, lo prende in giro, lo compiace, lo adula o semplicemente lo accontenta, quando non ha voglia di rischiare. Non puรฒ mai fare a meno di considerare i neuroni specchio del suo osservatore.
Spiegato in poche parole anche in questo brevissimo video estratto da un film con Ben Kingsley , Elegia dโamore.
E tu, dovโรจ che trovi la bellezza, dentro o fuori di te?