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Ritratto continuo continua

Ritratto continuo è esposto alla GNAM ancora fino al 5 febbraio.  Io l’ho visto il primo giorno, con un sacco di gente, donne, soprattutto.  Tutte quelle che sono state ritratte e potevano essere presenti erano presenti, ad aspettare di comparire nell’istallazione.  Ognuna in un minuto e mezzo aveva il tempo di apparire sulla sedia girevole e mostrare un messaggio scritto sul palmo delle mano.  Quattro categorie di donne: suore, spose, venditrici porta a porta e scultrici di parole, è tutto spiegato qui: Come raccontato in questo post, anche io mi sono trovata a posare per Francesca Montinaro. Aggiungo solo una nota, insieme alle immagini che ho scattato per documentare l’evento.  Non vorrei doverlo dire, ma dei messaggi trasmessi dalle donne ritratte quelli più aperti e speranzosi, più positivi erano quelli delle suore.  Perché non vorrei doverlo dire? Perché vorrei che noi “scultrici di parole”, stando alla tassonomia dell’autrice, sapessimo esprimere la gioia di vivere, la  libertà, la fede.  Invece le donne della mia categoria (più delle altre) sembrano avere bisogno di un approccio negativo, si sentono ancora sulle barricate. La maggior parte di loro lanciano messaggi che invogliano alla trasgressione e all’errore, non senza un effetto decisamente vintage.  Quelle poi che sono “famose” e abituate a stare davanti alle telecamere sfruttano a fondo i loro novanta secondi per fare spettacolo, il che premia anche la pazienza di chi sta lì ad aspettare un ritratto in particolare (magari il proprio).  Però l’effetto è televisivo, e questo non è necessariamente un complimento.

Hai visto Ritratto continuo?  Che ne pensi?

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